Laura Bonafede: “Matteo Messina Denaro? Ho conosciuto un lato buono di lui”
In un’aula di giustizia, il racconto di Laura Bonafede, l’ex compagna del boss mafioso Matteo Messina Denaro, ha preso forma attraverso lunghe e dettagliate dichiarazioni. L'insegnante, che per anni ha condiviso la sua vita con uno dei più sanguinari padrini di Cosa nostra, ha tentato di delineare, al di là del crimine, un'immagine di normalità di un legame durato decenni. "Quando lo conosciuto, ho visto un lato buono di lui. Era spiritoso, educato e divertente," ha dichiarato Bonafede, figlia del noto capomafia di Campobello di Mazara, riflettendo sui momenti trascorsi insieme, quando le passeggiate in spiaggia a Ferragosto si svolgevano senza il peso dell'attenzione delle forze dell'ordine. Ma dietro quell'apparente quotidianità si celava una realtà ben diversa. Il suo tentativo di presentare la relazione come qualcosa di ordinario non è bastato a evitare la condanna a 11 anni e 4 mesi per associazione mafiosa. La Procura ha sottolineato il ruolo attivo di Laura Bonafede nella protezione della latitanza dell’imprendibile boss, affermando che non si limitava a coprire le sue tracce, ma gestiva anche tutte le comunicazioni legate ai suoi affari illeciti. "Non ho mai fatto parte di alcuna associazione mafiosa," si è difesa Bonafede, sottolineando di aver convissuto con sua madre fino al 2021. Tuttavia, le prove raccolte dai magistrati, inclusi numerosi pizzini, lettere e messaggi ritrovati dopo l’arresto di Messina Denaro, raccontano un’altra storia. Nei messaggi, l’insegnante e il boss discutevano del loro legame e dei temi legati a Cosa nostra, usando un linguaggio cifrato che dimostrava un'intensa comunicazione. “Ci davamo appuntamento in una via di Campobello” ha continuato, ricostruendo una routine clandestina che durava fino al 2013, quando l’arresto della sorella di Messina Denaro portò a una brusca interruzione dei loro incontri. Nonostante ciò, il loro legame non si è mai veramente spezzato, tanto che il boss ha intervistato la figlia di Bonafede, Martina, trattandola come una figlia e aiutandola con lo studio. “Passavano pomeriggi insieme a studiare storia e latino,” ha raccontato, presentando Messina Denaro come una figura paziente e rassicurante. Tuttavia, il pubblico ministero ha messo in evidenza un elemento cruciale nella narrazione della donna: "Ci sono anni oscuri in cui si sono verificati omicidi e stragi in Sicilia; anni in cui molte famiglie hanno pianto e non sappiamo se la signora fosse a conoscenza di quei crimini." La storia di Bonafede, intrisa di apparente innocenza e quotidianità, si intreccia con uno dei capitoli più bui della storia mafiosa italiana, sollevando interrogativi e stupefazioni su quanto possa essere profonda la complicità di chi vive a stretto contatto con il crimine. Mentre la giustizia fa il suo corso, la testimonianza di Laura Bonafede rimane un inquietante promemoria della complessità dei legami umani, anche in contesti di violenza e sopraffazione.